“Carugati” Rocca Pendice

La Carugati a Rocca Pendice (Teolo – PD): relazione di via

INTRODUZIONE:

Divertente via sportiva di IV con massimo un passaggio di V che si snoda lungo un’articolata serie di diedri e camini. Costituisce un bell’esercizio di progressione in opposizione ed aderenza con continua ricerca dell’equilibrio.

Pochissimi i passaggi di forza. Si tratta comunque d’una arrampicata tutt’altro che banale e da non sottovalutare. Esperienza altamente consigliabile a chi sta cominciando a muovere i primi passi da primo di cordata, magari facendosi accompagnare da un compagno più esperto.

Si tratta inoltre d’una via dal grande valore storico, l’apertura infatti risale al 1909 ad opera d’un manipolo di temerari pionieri dell’alpinismo veneto: Gino e Maria Carugati, Antonio Berti e Mariano Rossi.

ORIENTAMENTO:

La via è ubicata sulla parete nord-est del Pendice. Riceve la luce del sole unicamente nelle prime ore della mattinata. La roccia quindi può essere facilmente umida con tratti bagnati e ricoperta di muschio. Si sconsiglia una ripetizione se non vi sono stati precedentemente almeno 4-5 giorni continuativi di bel tempo.

Attenzione che nella parte superiore della parete vige il divieto d’arrampicata nel periodo di nidificazione del Falco Pellegrino dal 01 marzo al 15 giugno. L’ordinanza di divieto viene emanata annualmente dall’Ente Parco regionale dei Colli Euganei e si consiglia comunque di verificare le date esatte su www.parcocollieuganei.com.

All’originario tracciato aperto da Carugati ed i suoi compagni si sono aggiunte nel tempo una serie di varianti sia di tipo sportivo che di natura più prettamente alpinistica.

La via sportiva odierna segue per i primi 2 tiri il tracciato della originale Carugati. Alla seconda sosta si apre un bivio. A dx prosegue la Carugati originaria, con un attrezzatura mista di tipo sportivo ed alpinistico (necessari chiodi e friends). A sinistra si apre la variante più percorsa, quella dei Diedri Sandi che porta alla vetta lunga una bellissima serie di diedri.

I primi 2 tiri della Carugati e i 3 della Diedri Sandi sono attrezzati con golfari resinati posti a distanza ravvicinata cosa che sicuramente incentiva le frequenti ripetizioni.

A onor del vero, alla fine del 1° tiro della Diedri Sandi (se li vediamo in un ordine sequenziale complessivo questo sarebbe il no. 3) si aprono ulteriori varianti. A sinistra parte un’altra via sportiva, attrezzata a spit, detta Placche di Sinistra, 2 tiri di 5c e 5b. A destra vi sono i cosiddetti Diedri di Destra, un tiro alpinistico (da proteggere) di 5a /5b. Tre-quattro rinviate di corda sopra la sosta dei Diedri Sandi, sempre a destra, si entra invece nella Fessura Centrale, via anche questa alpinistica di 4a / 5b. Oggetto della nostra ripetizione è stato comunque il tracciato classico della Garugati + Diedri Sandi. Ai fini di questa relazione, numereremo i tiri della via, 2 della Carugati e 3 della Diedri Sandi, da 1 a 5 in ordine sequenziale, come se si trattasse d’unica via.

LUNGHEZZA DELLA VIA:

1° Tiro: 35 mt. 3+, 4°

2° Tiro: 40 mt. 3, 4°

3° Tiro: 30 mt. 3+

4° Tiro: 40 mt. 4a, 4c

5° Tiro: 10 mt. 3

TEMPO DI SALITA: la ns. ripetizione si è svolta il 26-02-2011 e s’è protratta ca. dalle 10.30 alle 17.00, compresi 30”- 40” di sosta forzata alla base del diedro per aspettare che una cordata sopra di noi, cui s’era incastrata la corda, liberasse la via.

MATERIALE NECESSARIO:

16-18 rinvii, possibilmente lunghi, più cordini e moschettoni per allungare le protezioni e

mantenere la corda lungo un asse rettilineo. Pur avendo anche i friends, non li abbiamo utilizzati.

AVVICINAMENTO:

Proseguire oltre Teolo in direzione Castelnuovo. Superare a sinistra il campo sportivo e, giunti al cimitero che rimane sulla destra, parcheggiare sul lato opposto della strada. Con il cimitero sulla destra, il Pendice è esattamente di fronte. Ci si incammina lungo il sentiero, affiancato a sinistra da un parapetto di legno, che si apre sul parcheggio. Il sentiero si biforca sopra una piccola sella. A destra si sale verso il settore delle Numerate Basse. Proseguendo dritti si scende lungo il cammino che costeggia la Parete Est. Si prosegue per un centinaio di metri fino a quando, alzando lo sguardo, si nota l’evidente camino alla cui base, nel 2009, è stata posta una lapide a ricordo dei 100 anni della prima rocambolesca ascensione. Da qui parte la via.

SALITA:

1° Tiro: si sale alla base del camino lungo una placchetta sdraiata su cui sono già presenti due golfari resinati. Sullo spigolo esterno della parete sinistra del “camino Carugati” è ben visibile la via Occhi Verdi (7a) attrezzata a spit, che sale lungo lo strapiombo. Questa chiodatura non deve indurre in errore. La nostra via è infatti all’interno del camino sulla parete destra e la chiodatura a golfari, ogni tanto intervallata da vecchi chiodi, ne costituisce il segno distintivo. Si sale quindi lungo le placche verticali del camino con bell’esercizio di aderenza, spaccata e di equilibrio dei piedi. La chiodatura generosa e la generale solidità degli appigli contribuiscono a dare sicurezza alla progressione.

Sosta con anello su un piccolo terrazzino

2° Tiro: Per uscire dal camino ci sono di fatto 2 varianti. Il tracciato della via porterebbe a sinistra lungo un piccolo traverso (un chiodo nello spigolo prima del traverso) che termina su un terrazzino posto proprio al culmine del lato sinistro del camino. Qui è presente un anello di sosta dove poter recuperare il compagno e farlo uscire dal camino. Dopodiché si prosegue lungo una fessura verticale che esce nella facile placca superiore. Peccato però che questa via non sia immediatamente intuitiva. Infatti salendo nel camino prima d’arrivare alla ns. sosta se si guarda a sinistra si vede sul terrazzino l’anello di sosta cui è stato attaccato un moschettone di calata. La chiodatura nella fessura non è visibile. La presenza del moschettone, che in effetti serve per la calata dalla Occhi Verdi, induce a pensare che quella attrezzatura sia per la via suddetta e non per la nostra. Sicuramente questo dubbio è condiviso da molti dei ripetitori, perché infatti per l’uscita dal camino s’è aperta una variante. Evidenti segni di passaggio (magnesite, tracce di scarpette, roccia “unta”) hanno creato una pista che porta chiaramente a proseguire in verticale. Anche noi abbiamo seguito questa traccia rendendoci poi conto solo dopo che si trattava d’una variante.

In questo caso, quindi, si sale in verticale di ca. 2 mt. sopra la sosta fino ad un albero dove si mette una protezione. Quindi si prosegue a sinistra verso un’evidente fessura dietro ad altro albero che apre sulla placca superiore. Prestare attenzione in uscita al muschio che rende infido il passaggio. Un chiodo infisso ad altezza dello sguardo, conferma comunque che si tratta d’una variante possibile. Visto però il cattivo stato di conservazione del chiodo stesso, meglio non metterne alla prova la capacità di tenuta. Proseguire quindi sulla placca fino ad una giovane quercia su cui mettere un’ulteriore protezione. Sopra la quercia riprende la chiodatura dei resinati. La quercia si trova poco sopra la fessura della via canonica, e da questa postazione lo svolgimento della via appare in tutta la sua nitidezza. A questo punto è possibile o fare la sosta sulla quercia e recuperare il compagno oppure, proseguire ancora per una decina di mt fino all’anello di sosta vero e proprio. Visto che eravamo ancora a portata di voce abbiamo preferito non distanziarci troppo ed optato quindi per la prima soluzione. Dalla quercia quindi siamo proseguiti direttamente verso la base del diedro.

3° Tiro

Dalla sosta, sia essa sull’albero o, più in alto sull’anello, si procede lungo una facile placca, verso l’alto tenendo lievemente la sinistra. Si giunge al pilone di destra del dietro e quindi con movimento laterale ci si sposta ulteriormente a sinistra fino alla base del diedro. Sosta su un anello. Un paio di metri in alto a sinistra è visibile la sosta della Placche di Sinistra. Pur non presentando passaggi tecnicamente complessi, fare sempre attenzione all’equilibrio ed alla scivolosità della roccia che soprattutto dopo i periodi di pioggia può essere ricoperta da muschio o altre piante crittogame.

4° Tiro

Insieme al camino iniziale questo è sicuramente il tiro più entusiasmante della via. Il diedro è inizialmente abbastanza appoggiato e si procede in spaccata od in opposizione su appoggi comunque abbastanza netti. Prestare sempre attenzione a ridurre gli angoli della corda usando rinvii lunghi o allungando le protezioni con un cordino.

A ca. 20 mt dalla sosta si presenta un piccolo tetto. La protezione è comunque agevole in quanto è possibile moschettonare da sotto. Affiancarsi in laterale ed andare a prendere con la mano destra la netta lama visibile alla fine del tetto. Quindi in frontale, puntare bene in piedi ai lati del diedro e scavalcare l’ostacolo. Dopo il tetto il diedro tende a stringersi aumentando la sua verticalità. Si procede quindi sempre in spaccata su appoggi che diventano via, via più piccoli trasformando la progressione in un bell’esercizio di opposizione in aderenza. Un paio di visibili prese sulla destra intervengono comunque a dare sicurezza alla salita.

Sosta su un anello posto su un piccolo terrazzino a destra, sopra la cima del pilone del diedro.

5° Tiro

Per facili roccette si giunge al muretto di contenimento del terrazzo di fine via. Con un esercizio di street boulder si scavalca il muretto e si arriva alla sosta. Subito sopra si apre il pianoro panoramico della vetta del Pendice.

DISCESA:

Rientro per il sentiero a destra che porta alla Numerate ed al parcheggio.

Il maestro apre la porta, ma tocca all’allievo il compito di varcarla”, koan Zen.

Un ringraziamento a Gildo, il faro per tutti noi, apprendisti alpinisti imolesi e a cui, io e Donatella, dedichiamo la nostra piccola variante fuori via.

Marcello Orioli – CAI Imola

Bibliografia:

Chinello, Michele e Simionato, Marco. Rocca Pendice, arrampicate nei colli euganei, Teolo, Idea Montagna Edizioni 2009

Questo volume fornisce indispensabili informazioni sul sito di Rocca Pendice oltre ad una dettagliata cartografia dei settori e delle vie.

NOTA:

Le informazioni riportate in questa relazione sono da ritenersi indicative e soggette a possibili cambiamenti legati alla natura stessa della montagna. Lo scrivente declina ogni responsabilità nell’utilizzo delle informazioni di questa relazione. L’attività alpinistica è una scelta personale e va condotta con il massimo della responsabilità. Spetta ad ogni arrampicatore verificare la solidità degli appigli e delle protezioni così come avere piena consapevolezza delle proprie capacità tecniche. In montagna l’umiltà è una qualità necessaria, perché tanto lei, sarà sempre più grande di noi.