Raggio di Luce


RAGGIO DI LUCE

Sabato 5 febbraio 2011, la giornata è splendida, di quelle che ti chiamano ad andare incontro alla roccia; non occorre fare neanche troppi chilometri; gli amici, quelli di sempre; la voglia “de rampegar” pure.Il monte Penna del Gesso è incorniciato di bianco, e questo crea un incredibile contrasto con il tepore della giornata, tepore un paio di maniche, fa proprio caldo! Che bello, gli amici, la neve ,la roccia ,il cielo…Obiettivo della giornata è “Raggio di luce”, che il suo apritore Eros Rossi, è andato a scovare in un angolo tranquillo e discosto della falesia di Pietramaura.Un paio di monotiri in falesia per togliere un pò di ruggine dalle dita e poi via sotto alla parete; soliti preparativi di rito, poi la prima gioia della giornata, quando mi viene detto “parti tu”, cavoli, uno sguardo alla parete che incombe sopra le nostre teste, solito sguardo a materiale e corde e solito fiatone che sale tutte le volte che si mette mano sulla roccia; cenno ai compagni un respiro profondo e via ad immergersi nella parete.Bruno Detassis diceva “se rampega prima cola testa, po coi pei e solo a la fin cole man”, sacro, non occorrono commenti!Il primo tiro, una gran placca verticale con una fascia leggermente strapiombante al centro e la fessura di riferimento in alto, che va ad addomesticarsi solo alla fine verso il boschetto; la roccia offre buone tacche, mai grandi, ma sempre abbastanza nette per la punta delle dita; la placca è placca, muovi bene i piedi e goditi il resto; superata faticosamente (per me) la fascia strapiombante, si attacca la fessura, all’inizio impegnativa per la scarsità di appigli, poi un pò più docile ma senza esagerare; il tiro è da 50 metri, occorrono 19 rinvii e la corda pesa maledettamente ad ogni rinviata, benedetta corda; finalmente, terminata la fessura, uscendo in diagonale verso destra, la roccia appoggia decisamente e ci si rilassa un attimo, ma solo un attimo perchè, se sotto la roccia è buona, sopra non si può dire altrettanto e la sosta sulla cengetta erbosa strappa un bel sospiro una volta raggiunta.Il recupero dei compagni è faticoso quasi quanto la salita, ma le facce sorridenti che sbucano sotto alla sosta valgono bene un pò di fatica.Il secondo tiro, ad avere le ali, si salterebbe pari pari tanto è solida la roccia, si fa prima a contare cosa non si muove in quei 35 metri di roccia infida; pulire il tiro dalla roba smossa vorrebbe dire modificare completamente la morfologia della parete.Dalla sosta sulla cengia, la visione del tiro che ci aspetta non è molto confortante, la placca con quella fessura strapiombante non mette a proprio agio, ma quando di mettono in sequenza i movimenti, trovando sempre il giusto appoggio per il piede e la giusta presa per la mano, ci si rende conto della bellezza del tiro; qua e là ancora qualcosa si muove, ma il gusto per l’arrampicata è al massimo e quando i piedi si posano sul “pulpito del poeta” aerea e splendida sosta panoramica, il cielo viene a farsi toccare con un dito, è felicità.Con le chiappe comodamente appollaiate sul pulpito, il recupero dei compagni è più piacevole, la decisione è semplice e naturale, cambio di testimone al comando della cordata per le ultime due lunghezze ridotte poi ad una sola per praticità.Il quarto tiro è battezzato più semplice dei precedenti, ma si esegue praticamente tutto in traverso e diagonale, quasi quasi era meglio farlo da primo, il quinto, unito insieme al quarto, è come quando finita una corsa trovi il tappetino rosso che accompagna gli ultimi metri prima del traguardo.Sorrisi, strette di mano e birra media sono il giusto finale di una bella giornata, ma dico io, per una birra vale la pena tanta fatica? vale, vale la pena, ogni centimetro di roccia, ogni bracciata di corda, ogni moschettonata vale la pena di tanta fatica, e il sorriso dei compagni? quello fa giornata da solo.Buona montagna a tutti!

Sogno di mezza estate “o d’inverno”

Peccato non si possa definire una salita invernale anche se c’erano tutte le condizioni,neve freddo, non molto a dire il vero,ma quei due giorni che mancano al calendario ci condannano ad una salita autunnale.

Sulla via penso sia gia  stato scritto di tutto e di più, continuare a fare i complimenti agli apritori mi sembra banale e scontato anche se trovare una linea di salita su roccia solida in um mare di marciume non  cosa da poco.

Vorrei provare ha trovare qualche critica da fare alla via: ad esempio la penultima (?) protezione del secondo tiro andrebbe alzata abbassandola (?) a dx verso il centro.e riguarvo alla variante del terzo tiro  del tutto illogica di solito le varianti si fanno x rendere le vie lineari non per allungarle anche se passa sotto a dei bellissimi tetti con difficoltà  contenute ed esce in un bel diedro stapiombante.perchè pensandoci bene visto la scarsità  di roccia da quelle parti forse non è un gran difetto.

Accidenti allora visto che non riesco a trovare niente da criticare mi voglio fare dei complimenti a me x essere riuscito a salire tutta la via con gli scarponi ai piedi ed in arrampicata libera e un grazie alla Claudia che mi ha seguito sulla via

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Spigolo Gianeselli allo spiz di mezzo.

Partenza sabato pomeriggio alle 14.00 da cesena x forno di zoldo, risalita la val pramper fino al parcheggio di pian de la fopa ( m 1210) alle 19.00 partiamo x il bivacco carnielli (m 2010 )dove arriviamo dopo due ore di ripido sentiero, senza un tratto in piano dove potere rifiatare e i “soli” 800m di dislivello ci fanno sudare le classiche sette camicie.

arriviamo giusto in tempo x goderci uno splendido tramonto e x buttare un occhio alla nostra meta di domani.una rapida cena e subito a dormire nel bivacco dove per fortuna siamo  soli. La mattina solito copione: sveglia prima dell’alba, con splendida vista sulla sud del civetta e del pelmo, rapida colazione e via all’attacco, la roccia non é bellissima il primo tiro ma migliora subito, la via mai troppo dura ma con passaggi esposti e da proteggere, fila via liscia;davvero molto bello il tiro chiave del diedro giallo con superamento del tetto(V+),e in poco più di 5 ore i 400 metri di via sono sotto di noi.

x la discesa consiglio di fare le doppie atrezzate sulla sella tra lo spiz di mezzo e lo spiz sud, con corde da 60 ne basta una.

una bella salita in un angolo di dolomiti ancora poco affollato e davvero meritevole

ringrazio i miei compagni di cordata che ancora una volta mi hanno seguito nella rincorsa alla realizzazione dei miei sogni;l’unico rammarico e che per uno che si realizza altri cento si affacciano alla porta. speriamo di avere tempo e modo x qualcun altro!

L’UOMO E’ UN DIO CADUTO,  INFINITO NEI DESIDERI, LIMITATO DALLA NATURA

ciao Andrea

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Balza della Penna “Il Tinaccio”

Un giro sul “Tinaccio”

Quando è un pò di tempo che non arrampichi, ti viene quel prurito alle dita, quella leggera sensazione di disagio, poi arriva quella vocina nel cervello che ti sussurra “ma perchè non stacchi i piedi qualche metro da terra?”
Fa caldo, per tanti motivi, il lavoro sempre e solo maledetto lavoro, il tempo disponibile è poco, più una fuga che altro, ma gli amici ci sono eccome, quelli ci sono sempre; per ricominciare a muoversi in verticale la scelta è presto fatta, non lontana da casa ma in un bel contesto paesaggistico, avvicinamento breve, non lunga, il “Tinaccio” sulla cresta sud del Montiego vicino alla Balza della Penna.
Sono in compagnia di Renato e Pippo, già  questo fa giornata, solite disquisizioni all’attacco, sul materiale, la via è ben chiodata ma all’imbrago carico un pò di materiale in più, pesa un pochino ma non si sa mai (bella la frase “non si sa mai”, giustifica tante cose).
Il primo tiro inizia bene anche se il caldo comincia subito a farsi sentire, al traverso mi ricordo subito di allungare i rinvii ma, mannaggia a me, non ho pensato che sarebbe stato meglio allungare anche l’ultimo chiodo prima di arrivare nel traverso, c’è una piccola rientranza e la corda inizia subito a frizionare sulla roccia con mio sommo gaudio; ogni movimento lo devo affrontare con una bracciata di corda lasca, recuperata a fatica e trattenuta con i denti, così se volo oltre alla figura da “patacca” ci lascio pure le gengive…la sosta però è vicina e continuando con la fatica del recupero completo l’espiazione del peccato di quel rinvio.
La partenza del secondo tiro la roccia non si concede facilmente, ma poi, proprio come fosse una bella donna, una volta vinta, si mostra a te in tutta la sua bellezza e la parte superiore, verticale e magnifica, vale ogni chilometro fatto, quando arrivo al chiodo con anello (quello citato nella relazione), cerco sopra la sosta, guardo quanti chiodi ancora per arrivarci e conto all’imbrago i rinvii, che non sono sufficienti ma il “non si sa mai” stavolta dà  i suoi frutti e con cordini, moschettoni liberi e fantasia, completo il tiro.
Il terzo ed il quarto tiro si lasciano domare piacevolmente a completamento di una via, di una bella mattinata, di un bel momento di amicizia che si salda ogni volta di più quando ci stringe la mano, quando ci si scambia un sorriso o una battuta, quando si commenta la giornata appena vissuta ad un tavolo con i piedi sotto e una birra sopra…
Io non cerco altro dalla montagna…buona montagna a tutti, Lorenz
(agosto 2009)

“Perchè vado in montagna? Perchè alpinismo vuol dire natura…e perchè in natura ritrovi l’autentico senso della vita,
il segreto di una gioia interiore che nessuna vicenda terrestre potrà  annientare” GUIDO ROSSA

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Codice Etico

E’ stato emanato dalla CISASATER  una carta dei valori e dei principi etici chiamato “Codice Etico”  questa carta ha pochi punti ma essenziali per lo svolgimento della nostra attività .

1. La responsabilità :

Gli istruttori sono responsabili delle proprie capacità  e competenze nei confronti di sè stessi, degli altri istruttori e degli allievi. Ogni istruttore si deve fare carico della propria responsabilità  senza scaricarla su altri.

2. La capacità  e la competenza:

L acapacità  e la competenza degli istruttori è determinante per il raggiungimento degli obiettivi della Scuola. Ogni istruttore opera costantemente per il mantenimento e l’aggiornamento delle proprie competenze.

3. L’affidabilità :

Ogni istruttore assicura il rispetto degli impegni presi e la qualità  didattica del proprio contributo.

4. La sicurezza:

Gli istruttori s’impegnano al rispetto dei livelli di sicurezza più elevati agendo con prudenza e perizia sia durante i corsi, sia nella periodica attività  d’aggiornamento. Gli istruttori si impegnano a diffondere la cultura della sicurezza tramite attività  teoriche e pratiche.

Anello Castellani e Canalino della Rombuscaia

Corno del Catria

(gennaio 2010)

L’idea era nell’aria già  da tempo, si decide e si parte, destinazione Corno del Catria con l’intenzione di salire tutta la cresta che corre a sud-est fino a congiungersi con l’anello Castellani alla Sella del Corno, salire il canalino della Rombuscaia, tornare alla sella e ridiscendere la cresta per tornare all’auto.

Sara, Serghei e Renato formano la compagnia, ranghi serrati e si sale, un bel sentiero nel bosco immerso nel suo letargo invernale, poi traccia per prati e rocce affioranti con qualche macchia di neve qua e là , e finalmente la cresta.

Il vento, da sud, impetuoso e freddo, ci stuzzica un pò, ci provoca, ma parte del tracciato corre al riparo, nascosto ad esso; la cresta, larga all’inizio, si restringe man mano che si sale fino a diventare lama in alcuni passaggi, l’esposizione in certi punti non manca proprio, di neve non se ne trova tanta, più che altro si trova galaverna ventata e ghiacciata, croccante.

Verso la fine attraversiamo, legati a corda, un tratto molto esposto e sottile, quasi lo si cavalca, poi la cresta si allarga di nuovo fino culminare in una insellatura con un salto roccioso che si separa dalla Sella del Corno, per raggiungerla scendiamo uno stretto canalino carico di neve per poi traversare sotto al salto roccioso e risalirne al di là , proprio alla Sella del Corno dalla quale scendiamo verso sud e traversando qualche centinaio di metri ci portiamo all’imbocco del canalino della Rombuscaia; un pò di materiale, la corda di nuovo in vita e su, il freddo si sente molto, invece le dita no, l’alberello in mezzo al diedro è come qualcuno che ti aspetta e ti tende la mano per aiutarti salire, si sale; una volta fuori dal canalino bisogna trovare la catena della prima doppia poco sotto la cima del Corno, che sarebbe anche molto ben visibile se non fosse completamente incrostata di galaverna,

ben mimetizzata con il resto del mantello ghiacciato che copre quella parte di roccia; si scendono le quattro doppie in un silenzio invernale, ovattato, le scarpe in mezzo a quel poco di neve che resiste nell’ombra non fanno alcun rumore, infine ci si ritrova sul sentiero per tornare alla Sella del Corno, a memoria rifacciamo il percorso a ritroso, il canalino innevato in salita e tutta la cresta, legandoci nello stesso punto,giù fino al sentiero che riconduce all’auto.

Come al solito tutto termina con i piedi sotto un tavolo e la birra sopra, una bevuta insieme continua a mantenere saldo il legame tra di noi anche dopo che abbiamo riposto le corde nel sacco, la cordata continua…

Come sempre buona montagna a tutti, Lorenz

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“Qualcosa è nascosto. Vai a cercarlo. Vai e guarda dietro i monti.

Qualcosa è perso dietro i monti. Vai! è perso e aspetta te.”

RUDYARD KIPLING

Palestra di Roccia “4 Gatti”

Le montagne, grandi o piccole che siano, sono e rimangono con le loro vie di più tiri l’ambiente che preferisco; ed proprio per questa mia predisposizione Alpinistica che anche quando vado in falesia sui monotiri è difficile ripetere per più volte lo stesso tiro.

Da questo nasce una ricerca di posti nuovi dove arrampicare su monotiri mai provati.

Vi voglio consigliare e farvi conoscere questa Falesia.prima nevepanorama con nebbia

Alcuni arrampicatori locali di cui non conosco il nome ma elogio, hanno fatto un ottimo lavoro di pulizia e chiodatura in un ambiente veramente bello e suggestivo in mezzo a boschi di faggio e di abeti.faggiabeti rossi

La Falesia si trova a Tonezza del Cimone, dista circa 250 km da Forlì e ci si arriva passando da Padova e seguendo le indicazioni per Valdastico e Piovene Rocchette, poi per Arsiero e per Tonezza. Da quì seguire per Folgaria e dopo poco si incontrano sulla sinistra i cartelli per la”Palestra di Roccia 4 Gatti”.

Il sentiero per la falesia è sempre segnato perfettamente.palestra di roccia

La Falesia è divisa in due fasce di Roccia sovrastanti che a volte vi si accede tramite piccoli tratti atrzzati.ferrata La roccia è calcare grigio bianco molto solido.

panoramica falesia

Le vie, lunghe prevalentemente dai 18 ai 30 metri, sono ottimamente chiodate e le difficoltà sono medio alte, dal 5a al 8a+.

panoramica falesia 3L’Arrampicata è divertente quasi sempre su verticaleo strapiombo. La falesia è in espansione e le potenzialità sono tante. L’altitudine è sui 1000 mt. e a parte se nevica nelle giornate di sole si stà bene anche in autunno inoltrato, esposizione sud-sud/ovest.io che arrampico

sempre io

La zona è anche ricca di storia in quanto vi sono svariati sentieri che conducono a strutture dell’ultima guerra (fortino,trincee ecc..)sentieri All’interno del sentiero che conduce alla falesia viene proposto il giro ad anello chiamato “Excalibur”, per cui per chi non vuole solo arrampicare….

settore zodiacosettore zodiaco 2settore Astrasettore Lias

Buon Divertimento