Rocca Sbarua
Rocca Sbarua, me ne ha parlato Nicoletta una sera rientrando dal sentiero di Rio Cozzi dove eravamo stati ad arrampicare.
Rocca Sbarua è stata la sua risposta alla mia domanda di dove si potesse iniziare ad arrampicare su ottimo granito senza aspettare che la buona stagione liberasse dalla neve la valle dell’Orco o la val di Mello.
Rocca Sbarua, un agglomerato di torri e pilastri granitici che si alza da un bosco di castagni e faggi a circa 1000 mt. di quota e che culmina coi 1400 mt. e spicci del monte Freidur da cui, guardando verso est, si domina Torino in lontananza.
Evitando le giornate piovose o nevose o particolarmente fredde, è arrampicabile praticamente tutto l’inverno e nelle mezze stagioni.
Da evitare invece la stagione “calda”.
Nonostante disti circa 460 km (da Forlì), arrivare a Rocca Sbarua è relativamente veloce perché si viaggia quasi sempre in autostrada (60 euro di pedaggio fra andata e ritorno, sic!!!).
Si esce a Torino, ci si immette in tangenziale e si raggiunge Pinerolo dove si esce.
Da Pinerolo si seguono le indicazioni per S.Pietro Val Lemina poi per Talucco.
Da Talucco verso Crò su una strada stretta e con diversi tornanti fino ad un bivio per case Dairin dove si trova un parcheggio alla fine della strada.
Dal parcheggio in 30 min a piedi su sentiero mai troppo faticoso si arriva a Casa Canada (una volta Rif. Melano che è stato smantellato) alla base dei diversi settori e torrioni di Rocca Sbarua.
Casa Canada era la dimora degli atleti canadesi durante le Olimpiadi invernali di Torino (2006).
Una volta finita la manifestazione olimpica, hanno smontato la Casa e rimontata al posto del vecchio rif. Melano di cui ha preso il posto ed il ruolo.
Il ruolo veramente non ancora perchè attualmente è chiusa ma pare che a Settembre possa finalmente aprire i battenti.
E’ una struttura completamente in legno, bellissima, con ampio salone e camerette da 2 (può ospitare 25 persone a dormire) affacciata su un balcone naturale da cui si domina gran parte della pianura e che è a sua volta dominato dalla mole del “Re di Pietra”, il Monviso, che si erge netta ed inconfondibile sull’orizzonte.
Dal granito di Rocca Sbarua sono passati molti grandi nomi dell’alpinismo Torinese e Piemontese, Grassi, Boccalatte, Gervasutti solo per citare i più famosi, che hanno lasciato tracce della loro classe e del loro talento lungo i diedri e le fessure dei diversi torrioni.
La conformazione della Rocca consente di concatenare diverse vie su diversi settori, infatti dalla cima di un torrione è possibile raggiungere la base di quello successivo per attaccare un’altra via.
In due giorni ci siamo cimentati su settori diversi e riporto quelle che sono state le nostre impressioni relativamente alle vie che abbiamo salito.
Primo giorno via del “Che”, 350 mt. V°.
E’ il concatenamento di 2 vie a sé stanti, la prima “Angiolina ritorna” sulla torre Pacciani, la seconda “Like a Rolling Stones” sulla torre Elena.
La via ha, secondo i nostri giudizi, i gradi un po’ allegri, infatti nessuno di noi 4 (Piermatteo, Davide e Vinatzer, oltre me) ritiene di aver superato passaggi di V°.
E’ completamente attrezzata a fix (ascellari) come le soste che sono già collegate con catena e maglia rapida.
Noi ci siamo divertiti a giocare con friends e dadi salendo la via in stile trad ignorando quasi completamente gli spit lungo i tiri.
Credevo fosse più difficile “ignorare” lo spit e cercare di proteggersi sulla fessura a fianco invece è stato molto divertente e una volta iniziato il giochino ci abbiamo veramente preso gusto!!!
E’ un vero peccato non approfittare di fessure e lame così perfette!
Il secondo giorno ci siamo cimentati sulla Cinquetti al pilastro Cinquetti, 200 mt con passaggi di IV+ che abbiamo poi concatenato con Barbi, 140 mt. con passaggi di 6a+, al torrione grigio.
Sulla Cinquetti la chiodatura ha un aspetto più normale (nel senso che ci sono anche lì gli spit ma non sono così tanti come sulle vie del giorno prima).
Quello che ci ha lasciati un po’ perplessi su questa via è la valutazione dei tiri: tratti che sulla carta sono dati di III° ci hanno fatto sbuffare, bah, comunque la salita è stata molto divertente ed anche lì siamo riusciti ad ignorare quasi del tutto gli spit presenti.
Ci siamo un po’ “incasinati” nell’uscita perché la chiarezza delle relazioni lascia molto a desiderare e in parete si incrociano parecchie vie per cui è facile confondersi.
Comunque, anche qui, con un po’ di attenzione, siamo riusciti a venirne fuori.
Dopo la Cinquetti ci siamo ingaggiati sulla via Barbi al torrione grigio dove, a detta della relazione, si incontra il granito più bello della zona.
All’attacco della Barbi, guardando perplessi la linea di salita, abbiamo, per prima cosa, riposto la nostra baldanza di proteggerci in stile trad e abbiamo lasciato friends e nut nello zaino alla base.
Primo tiro 6a, secondo 6a+, terzo V° e quarto V+/6a su un diedro praticamente perfetto.
Una linea e un’arrampicata stupende.
Sarà che non siamo abituati a scalare sul granito ma la sensazione è davvero unica.
Un bel week-end, una bella compagnia e tanti metri di ottimo granito per fantastiche arrampicate.
Rocca Sbarua, un nome da tenere a mente, merita certamente una visita.
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Mauro Cappelli