Ecco alcune proposte di arrampicata alla MOIA
Mambelli Marco
Entrato nel 2013 come Istruttore Sezionale di Roccia.
Settore Pastamatic Perticara
Sabato 3 Agosto……..Perticara, tanti amici si sono ritrovati per dedicare questo nuovo settore di arrampicata a GianLuca Perfetti, Pastamatic per tutti…….commozione per il ricordo fatto dal Presidente del CAI di Faenza e e dal Direttore della Scuola ma anche allegria, quella che era sempre con lui.
Poi la Pro loco di Perticara ha invitato tutti al Museo della Miniera ed ha offerto oltre alla bellissima visita del Museo anche un rinfresco. La Pro loco tramite il suo Presidente ha dimostrato una grande sensibilità per questo evento ed ha appoggiato in pieno l’iniziativa, un GRAZIE grandissimo anche a loro, ed un invito atutti quelli che non l’hanno ancora fato di visitare il Museo che merita veramente.
La Ripa della Moia Parte 1°
Per chi non avesse ancora visitato la ripa della Moia al Fumaiolo, io personalmente consiglio di farci un giro, mentre alle Balze ci sarà il super affollamento con biglietto della Coop per fare una via o aspettare i soliti menefreghisti che lasciano su le corde sulle vie per tutto un giorno considerandole loro, alla moia si può solo sentire il proprio respiro mentre si arrampica o al massimo il campanellio delle mucche che pascolano.
Per arrivarci si sende dal fumaiolo o si sale da Acquapartita poi si vede, nella grandezza dei suoi 150 mt di altezza.
Le vie provate sono alla estrema sinistra della falesia, le prime due “la 1 e la 2 ” sono su placca appoggiata, il grado non supera il 5a, la catena è in comune e buona mentre la chiodatura è nuova con piastrine artigianali in alluminio. Nonostante la distanza di circa 2 mt ogni protezione l’arrampicata è tranquilla.
La Via n° 3 è di spigolo, la distanza delle protezioni e la qualità è sempre la stessa, la difficoltà leggermente più impegnativa “5b”
La via n° 4 è di placca con un bel passaggio, la catena è la stessa della 3 e anche della 5.
per tutte queste vie (1.2.3.4.) ci vogliono circa 7/8 rinvii.
La Via n° 5 è molto bella, “Diedrino” ha un bel passaggio di diedro fessurato, placca e strapiombo o traverso su placca per chi non ha troppi bicipiti. Delicata e adrenalinica l’uscita alla catena. Ci può stare un passaggio di 5c/6a.
La Via n° 6 “Fantomax” ha un piccolo strapiombo e poi placca, forse la più impegnativa del settore (psg. 6a)
Le vie n° 7 e 8 sono più lunghe perchè partono da più basso ma con difficoltà basse, (5a).
La catena è in comune con la 6 e la 7.
Per adesso buon divertimento………
Alla prossima…..
IMPORTANTISSIMO, NON PARCHEGGIATE DAVANTI AL CANCELLO!!!!!
Guarda le Foto
MoonBears 2012
Moonbears – Parete Limarò al Dain Picol
Tra l’autunno 2010 e la primavera 2011, sulla parete Limarò al Dain Picol, Ermanno Salvaterra e Michel Ghezzi, hanno realizzato l’apertura della via Moonbears (dedicata agli
Orsi della Luna, al fine di sensibilizzare l’opinione pubblica sul trattamento a dir poco crudele che questi pacifici animali sono costretti a subire nel sud-est asiatico),
seguendo una stupenda linea di roccia sulla destra di “Orizzonti dolomitici”; la difficoltà dichiarata arriva fino a V+ con un passo di VI-; la via è attrezzata a spit sia
sulle soste che lungo i tiri, ed è una chiodatura di tipo classico, sicura ma non abbondante.
L’attacco è in comune con “Amazzonia” e “Orizzonti dolomitici” e ne segue i tracciati fino a metà del secondo tiro.
1) Dalla cancellata della centralina idroelettrica, si attacca il primo tiro comune, facile ma lisciato quasi a specchio dagli innumerevoli passaggi;
2) il secondo tiro prosegue in traverso per una quindicina di metri, poi, all’altezza di un diedrino aperto, devia verso l’alto fino alla prima vera sosta della via;
3) da questo punto in avanti la roccia migliora decisamente, il grip per le suole è assicurato così come la solidità della roccia stessa; il terzo tiro risale verticalmente
un diedrino sulla destra, fino a raggiungere la sosta successiva;
4) mantenedosi sulla destra, si raggiunge e si supera una breve placca, poi su roccia più articolata si arriva in sosta;
5) si attacca una fessura a destra della sosta che, con un delicato passo iniziale, in obliquo verso sinistra porta risale alla nuova sosta;
6) sempre in obliquo verso sinistra, si supera una placca oltre la quale si sosta;
7) per rocce rotte e articolate, si raggiunge in verticale la base di un diedro;
8) ci si eleva per la placca sulla sinistra del diedro, poi obliquando verso destra si torna nel diedro stesso e lo si risale fino ad un terrazzino (libro di via);
9) si sale un diedrino, si supera direttamente un piccolo strapiombo e si raggiunge la sosta finale in mezzo alla vegetazione, in prossimità delle reti parasassi.
Anche se la via è chiodata “bene” qualche friend medio/piccolo può essere utile; anche se fattibile, la discesa in doppia lungo la via è sconsigliata, il comodo sentiero
mediano riporta velocemente a valle o porta agli attacchi delle vie della fascia superiore.
Nonostante la zona sia limitrofa alle Dolomiti, la via offre comunque uno scenario impagabile e alcuni scorci stupendi sulla vallata sottostante, sulle cime del Bondone e
sulla incombente parete superiore del Dain Picol, che quando ci sei sotto tanto piccolo non è.
Trovandosi nella Valle del Sarca, è una via di giornata percorribile durante buona parte dell’anno, evitando magari la calura estiva.
Relazioni della via e foto dettagliate sono facilmente reperibili in rete.
Disclaimer: le informazioni riportate in questo articolo derivano da una personale ripetizione della via dell’estate 2011 e sono da ritenersi indicative e soggette a possibili
cambiamenti legati alla natura stessa della montagna; il sottoscritto declina ogni responsabilità nell’utilizzo delle informazioni riportate nell’articolo stesso, l’ascensione
dell’itinerario proposto, in quanto attività alpinistica, è una scelta personale e responsabile. Spetta ad ogni arrampicatore verificare la solidità degli appigli e delle
protezioni presenti oltre alle proprie capacità tecniche
San Marino Falesia 3° Torre
Chi ha altre notizie più attendibili su nomi o gradi verranno aggiunte o corrette | |||
N° | Nome | Grado | Impressioni personali |
1 | Senzanome | 4b | molto facile |
2 | Sogno di uno schiavo | 5b | Attenzione all’uscita |
3 | Platinum | 5b | strapiombo/placca/verticale |
4 | Ghandi | 6a | Bel strapiombo in partenza e successiva delicata placca |
5 | Epidemia | 6a | se non contiamo la partenza va bene il 6a altrimenti 6c con partenza diretta o 6b sfruttando un buon appiglio più a destra |
6 | Variante del mendicante | 6a | la via può essere tutta di 6a se non si usa la fessura del mendicante restando sulla placca |
7 | Mendicante | 5a | Bella via per iniziare il primo approccio con le rinviate, consiglio la catena a destra sul giallo. |
8 | I Rovinati | 4c | Bella via facile di diedro, stessa catena del mendicante |
9 | I miserabili | 6b | Bella via con placca e strapiombo iniziale |
10 | Senza nome o Ifix | 6b | Attenzione al masso semi staccato nello strapiombo. |
11 | La Balena | 6a+/6b+ | Bella via con placca strapiombante in partenza poi facile, più dura se si segue la linea diretta della chiodatura |
12 | Il Mare d’inverno | 6a | una delle vie più belle della 3° torre , placca strapiombo placca |
13 | Tcen tcen | 6b/6b+ | Bella via con un passo su placca appoggiata che dà il grado alla via, poi un bellissimo passaggio su strapiombo e più facile in uscita |
14 | Capriccio di regine | 6b+ | bella placca fessurata appoggiata con traverso delicato e poi bel strapiombo e passo verticale delicato in uscita |
Le altre vie verranno aggiunte successivamente. | |||
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Palestra di Roccia delle Balze
FOGLIO INFORMATIVO
Località Falera
Vie di roccia risanate e nuove.
Ultimo aggiornamento 15/05/2011
Vie risistemate o nuove hanno il nome con targhetta alla base.
IMPORTANTE:
Per la conformazione della parete, sovrastata da uno strato molto friabile di arenaria e da prati sommitali frequentati da animali selvatici e non, l’uso del Casco da Alpinismo è assolutamente consigliabile, così come un soggiorno a debita distanza per coloro che non arrampicano.
Le informazioni riportate su questo foglio informativo sono da ritenersi indicative e soggette a possibili cambiamenti legati alla natura stessa della montagna.
Si declina ogni responsabilità nell’utilizzo delle informazioni qui contenute in quanto l’attività alpinistica è una scelta personale e responsabile. Spetta ad ogni arrampicatore verificare la solidità degli appigli e delle protezioni presenti oltre alle proprie capacità tecniche.
Itinerari da sinistra verso destra:
MONTANDO DANIELA 5C+ 17 mt. FESSURA
IMPRINTING primo tiro 6A 20 mt. SPIGOLO E PLACCAsecondo tiro 5B 20 mt. PLACCA FESSURATA
LA CRUNA DELL’AGO 6B+ 35 mt. !!!!! SPIGOLO E STRAP.
CAVALCANDO IL MINCHIONE 5A 25 mt. SPIGOLO
SOLITARIA 5C+ 25 mt. FESSURA ATLETICA
LA DONNA IDEALE 5A 12 mt. DIEDRO
attacca a metà parete da Scuola Pietramora o da Solitaria: targhetta
SCUOLA PIETRAMORA 5B 30 mt. PLACCA E DIEDRO
CUORE DI ROCCIA 5C+ 30 mt. STRAP. E SPIGOLO
PARAVANI 5A 28 mt. PLACCA E STRAP.
SOTTOTETTO 5A 25 mt. DIEDRO E PLACCA
PROBLEMI ZERO 5A 15 mt. STRAP. E PLACCA
COMUNQUE VADA SARA’ UN SUCCESSO 5A 15 mt. STRAP. E PLACCA
SCHIAVO DI BACI 5C 23 mt. STRAP. E PLACCA
INCHIODA I CHIODI 6A+ 23 mt. SPIGOLO STRAP.
PANORAMA 6A 25 mt. CAMINO E DIEDRO
NADI’ 7A+ 23 mt. MURO STRAPIOM.
MANUDIBANGO 6B+ 20 mt. STRAP. E PLACCA
NIDO DI FALCO 6A+ 20 mt. DIEDRO
GATTAMORTA 6A+ 15 mt. STRAPIOMBO
HOMO FINITO 6B 15 mt. STRAPIOMBO
GNAGNINA 6C 15 mt. STRAPIOMBO
INDIMENTICATA 6A 15 mt. STRAP. E PLACCA
TIROSA 5C+ 15 mt. PLACCA E TETTINO
SCALDAMUSCOLI 6A 20 mt. FESSURA E STRAP.
TENDINITE 7A 20 mt. STRAPIOMBO
TIMSHEL 7A ?? 20mt. STRAPIOMBO
GIRAVOLTA 6A 23 mt. FESSURA E STRAP.
BASTA NON TOCCARE I CHIODI 6A 22 mt. TETTO OBLIQUO
LINEA D’OMBRA 5C+ 20 mt. PLACCA E DIEDRO
LILLO IL CONIGLIO 6B+ 15 mt. STRAPIOMBO
attacca a metà parete da Linea d’ Ombra: targhetta
VITRIOL Primo sosta 6A 18 mt. PLACCA E DIEDRO
Seconda sosta 6B+ 5 mt.
SENZA META 6B 20 mt. STRAPIOMBI VARI
ESSERE E TEMPO 6B+ 20 mt. PLACCA E STRAP.
CLAN DE LA ROCHE 6A+ 22 mt. PLACCA
ERBOSA 6A 15 mt. DIEDRO E TETTO
IVOVIA 6A 15 mt. DIEDRO E STRAP.
LINEA LOGICA 6A 25 mt. DIEDRO E STRAP.
RUGHE 6B+ 30 mt. PLACCA E STRAP.
DOLOMITICA 5C 30 mt. FESSURA E DIEDRO
UNCINETTO 6B+ 15 mt. PLACCA E STRAP.
BIANCOSPINO 5B 30 mt. FESSURA E CAMINO
possibile sosta intermedia
BRIVIDO 7A 27 mt. PLACCA E STRAP.
DALLA RABBIA ALL’AMORE 6A+ 28 mt. STRAP. E PLACCA
ANDOVADO 5C 30 mt. !!! PLACCA
SVENTRAPAPERE 4B 30 mt. !!! STRAP. E FESSURE
CIAO CLAUDIA 5C 30 mt. !!! DIEDRO E FESSURA
PILASTRO di STREGA: possibile accesso dal terrazzo nord per moulinette:
DANIELE VE LO PONE 5C 20 mt. PLACCA FESSURATA
NUVOLA ROSSA 6A 25 mt. SPIGOLO E PLACCA
VARIANTE DI STREGA 6B+ 30 mt. FESSURA E STRAP.
STREGA 6B 30 mt. FESSURA E STRAP.
BUON DIVERTIMENTO
Savioli Nereo CAI Rimini
Rocca Sbarua 2011
Rocca Sbarua
Rocca Sbarua, me ne ha parlato Nicoletta una sera rientrando dal sentiero di Rio Cozzi dove eravamo stati ad arrampicare.
Rocca Sbarua è stata la sua risposta alla mia domanda di dove si potesse iniziare ad arrampicare su ottimo granito senza aspettare che la buona stagione liberasse dalla neve la valle dell’Orco o la val di Mello.
Rocca Sbarua, un agglomerato di torri e pilastri granitici che si alza da un bosco di castagni e faggi a circa 1000 mt. di quota e che culmina coi 1400 mt. e spicci del monte Freidur da cui, guardando verso est, si domina Torino in lontananza.
Evitando le giornate piovose o nevose o particolarmente fredde, è arrampicabile praticamente tutto l’inverno e nelle mezze stagioni.
Da evitare invece la stagione “calda”.
Nonostante disti circa 460 km (da Forlì), arrivare a Rocca Sbarua è relativamente veloce perché si viaggia quasi sempre in autostrada (60 euro di pedaggio fra andata e ritorno, sic!!!).
Si esce a Torino, ci si immette in tangenziale e si raggiunge Pinerolo dove si esce.
Da Pinerolo si seguono le indicazioni per S.Pietro Val Lemina poi per Talucco.
Da Talucco verso Crò su una strada stretta e con diversi tornanti fino ad un bivio per case Dairin dove si trova un parcheggio alla fine della strada.
Dal parcheggio in 30 min a piedi su sentiero mai troppo faticoso si arriva a Casa Canada (una volta Rif. Melano che è stato smantellato) alla base dei diversi settori e torrioni di Rocca Sbarua.
Casa Canada era la dimora degli atleti canadesi durante le Olimpiadi invernali di Torino (2006).
Una volta finita la manifestazione olimpica, hanno smontato la Casa e rimontata al posto del vecchio rif. Melano di cui ha preso il posto ed il ruolo.
Il ruolo veramente non ancora perchè attualmente è chiusa ma pare che a Settembre possa finalmente aprire i battenti.
E’ una struttura completamente in legno, bellissima, con ampio salone e camerette da 2 (può ospitare 25 persone a dormire) affacciata su un balcone naturale da cui si domina gran parte della pianura e che è a sua volta dominato dalla mole del “Re di Pietra”, il Monviso, che si erge netta ed inconfondibile sull’orizzonte.
Dal granito di Rocca Sbarua sono passati molti grandi nomi dell’alpinismo Torinese e Piemontese, Grassi, Boccalatte, Gervasutti solo per citare i più famosi, che hanno lasciato tracce della loro classe e del loro talento lungo i diedri e le fessure dei diversi torrioni.
La conformazione della Rocca consente di concatenare diverse vie su diversi settori, infatti dalla cima di un torrione è possibile raggiungere la base di quello successivo per attaccare un’altra via.
In due giorni ci siamo cimentati su settori diversi e riporto quelle che sono state le nostre impressioni relativamente alle vie che abbiamo salito.
Primo giorno via del “Che”, 350 mt. V°.
E’ il concatenamento di 2 vie a sé stanti, la prima “Angiolina ritorna” sulla torre Pacciani, la seconda “Like a Rolling Stones” sulla torre Elena.
La via ha, secondo i nostri giudizi, i gradi un po’ allegri, infatti nessuno di noi 4 (Piermatteo, Davide e Vinatzer, oltre me) ritiene di aver superato passaggi di V°.
E’ completamente attrezzata a fix (ascellari) come le soste che sono già collegate con catena e maglia rapida.
Noi ci siamo divertiti a giocare con friends e dadi salendo la via in stile trad ignorando quasi completamente gli spit lungo i tiri.
Credevo fosse più difficile “ignorare” lo spit e cercare di proteggersi sulla fessura a fianco invece è stato molto divertente e una volta iniziato il giochino ci abbiamo veramente preso gusto!!!
E’ un vero peccato non approfittare di fessure e lame così perfette!
Il secondo giorno ci siamo cimentati sulla Cinquetti al pilastro Cinquetti, 200 mt con passaggi di IV+ che abbiamo poi concatenato con Barbi, 140 mt. con passaggi di 6a+, al torrione grigio.
Sulla Cinquetti la chiodatura ha un aspetto più normale (nel senso che ci sono anche lì gli spit ma non sono così tanti come sulle vie del giorno prima).
Quello che ci ha lasciati un po’ perplessi su questa via è la valutazione dei tiri: tratti che sulla carta sono dati di III° ci hanno fatto sbuffare, bah, comunque la salita è stata molto divertente ed anche lì siamo riusciti ad ignorare quasi del tutto gli spit presenti.
Ci siamo un po’ “incasinati” nell’uscita perché la chiarezza delle relazioni lascia molto a desiderare e in parete si incrociano parecchie vie per cui è facile confondersi.
Comunque, anche qui, con un po’ di attenzione, siamo riusciti a venirne fuori.
Dopo la Cinquetti ci siamo ingaggiati sulla via Barbi al torrione grigio dove, a detta della relazione, si incontra il granito più bello della zona.
All’attacco della Barbi, guardando perplessi la linea di salita, abbiamo, per prima cosa, riposto la nostra baldanza di proteggerci in stile trad e abbiamo lasciato friends e nut nello zaino alla base.
Primo tiro 6a, secondo 6a+, terzo V° e quarto V+/6a su un diedro praticamente perfetto.
Una linea e un’arrampicata stupende.
Sarà che non siamo abituati a scalare sul granito ma la sensazione è davvero unica.
Un bel week-end, una bella compagnia e tanti metri di ottimo granito per fantastiche arrampicate.
Rocca Sbarua, un nome da tenere a mente, merita certamente una visita.
GUARDA LE FOTO
Mauro Cappelli
“Carugati” Rocca Pendice
La Carugati a Rocca Pendice (Teolo – PD): relazione di via
INTRODUZIONE:
Divertente via sportiva di IV con massimo un passaggio di V che si snoda lungo un’articolata serie di diedri e camini. Costituisce un bell’esercizio di progressione in opposizione ed aderenza con continua ricerca dell’equilibrio.
Pochissimi i passaggi di forza. Si tratta comunque d’una arrampicata tutt’altro che banale e da non sottovalutare. Esperienza altamente consigliabile a chi sta cominciando a muovere i primi passi da primo di cordata, magari facendosi accompagnare da un compagno più esperto.
Si tratta inoltre d’una via dal grande valore storico, l’apertura infatti risale al 1909 ad opera d’un manipolo di temerari pionieri dell’alpinismo veneto: Gino e Maria Carugati, Antonio Berti e Mariano Rossi.
ORIENTAMENTO:
La via è ubicata sulla parete nord-est del Pendice. Riceve la luce del sole unicamente nelle prime ore della mattinata. La roccia quindi può essere facilmente umida con tratti bagnati e ricoperta di muschio. Si sconsiglia una ripetizione se non vi sono stati precedentemente almeno 4-5 giorni continuativi di bel tempo.
Attenzione che nella parte superiore della parete vige il divieto d’arrampicata nel periodo di nidificazione del Falco Pellegrino dal 01 marzo al 15 giugno. L’ordinanza di divieto viene emanata annualmente dall’Ente Parco regionale dei Colli Euganei e si consiglia comunque di verificare le date esatte su www.parcocollieuganei.com.
All’originario tracciato aperto da Carugati ed i suoi compagni si sono aggiunte nel tempo una serie di varianti sia di tipo sportivo che di natura più prettamente alpinistica.
La via sportiva odierna segue per i primi 2 tiri il tracciato della originale Carugati. Alla seconda sosta si apre un bivio. A dx prosegue la Carugati originaria, con un attrezzatura mista di tipo sportivo ed alpinistico (necessari chiodi e friends). A sinistra si apre la variante più percorsa, quella dei Diedri Sandi che porta alla vetta lunga una bellissima serie di diedri.
I primi 2 tiri della Carugati e i 3 della Diedri Sandi sono attrezzati con golfari resinati posti a distanza ravvicinata cosa che sicuramente incentiva le frequenti ripetizioni.
A onor del vero, alla fine del 1° tiro della Diedri Sandi (se li vediamo in un ordine sequenziale complessivo questo sarebbe il no. 3) si aprono ulteriori varianti. A sinistra parte un’altra via sportiva, attrezzata a spit, detta Placche di Sinistra, 2 tiri di 5c e 5b. A destra vi sono i cosiddetti Diedri di Destra, un tiro alpinistico (da proteggere) di 5a /5b. Tre-quattro rinviate di corda sopra la sosta dei Diedri Sandi, sempre a destra, si entra invece nella Fessura Centrale, via anche questa alpinistica di 4a / 5b. Oggetto della nostra ripetizione è stato comunque il tracciato classico della Garugati + Diedri Sandi. Ai fini di questa relazione, numereremo i tiri della via, 2 della Carugati e 3 della Diedri Sandi, da 1 a 5 in ordine sequenziale, come se si trattasse d’unica via.
LUNGHEZZA DELLA VIA:
1° Tiro: 35 mt. 3+, 4°
2° Tiro: 40 mt. 3, 4°
3° Tiro: 30 mt. 3+
4° Tiro: 40 mt. 4a, 4c
5° Tiro: 10 mt. 3
TEMPO DI SALITA: la ns. ripetizione si è svolta il 26-02-2011 e s’è protratta ca. dalle 10.30 alle 17.00, compresi 30”- 40” di sosta forzata alla base del diedro per aspettare che una cordata sopra di noi, cui s’era incastrata la corda, liberasse la via.
MATERIALE NECESSARIO:
16-18 rinvii, possibilmente lunghi, più cordini e moschettoni per allungare le protezioni e
mantenere la corda lungo un asse rettilineo. Pur avendo anche i friends, non li abbiamo utilizzati.
AVVICINAMENTO:
Proseguire oltre Teolo in direzione Castelnuovo. Superare a sinistra il campo sportivo e, giunti al cimitero che rimane sulla destra, parcheggiare sul lato opposto della strada. Con il cimitero sulla destra, il Pendice è esattamente di fronte. Ci si incammina lungo il sentiero, affiancato a sinistra da un parapetto di legno, che si apre sul parcheggio. Il sentiero si biforca sopra una piccola sella. A destra si sale verso il settore delle Numerate Basse. Proseguendo dritti si scende lungo il cammino che costeggia la Parete Est. Si prosegue per un centinaio di metri fino a quando, alzando lo sguardo, si nota l’evidente camino alla cui base, nel 2009, è stata posta una lapide a ricordo dei 100 anni della prima rocambolesca ascensione. Da qui parte la via.
SALITA:
1° Tiro: si sale alla base del camino lungo una placchetta sdraiata su cui sono già presenti due golfari resinati. Sullo spigolo esterno della parete sinistra del “camino Carugati” è ben visibile la via Occhi Verdi (7a) attrezzata a spit, che sale lungo lo strapiombo. Questa chiodatura non deve indurre in errore. La nostra via è infatti all’interno del camino sulla parete destra e la chiodatura a golfari, ogni tanto intervallata da vecchi chiodi, ne costituisce il segno distintivo. Si sale quindi lungo le placche verticali del camino con bell’esercizio di aderenza, spaccata e di equilibrio dei piedi. La chiodatura generosa e la generale solidità degli appigli contribuiscono a dare sicurezza alla progressione.
Sosta con anello su un piccolo terrazzino
2° Tiro: Per uscire dal camino ci sono di fatto 2 varianti. Il tracciato della via porterebbe a sinistra lungo un piccolo traverso (un chiodo nello spigolo prima del traverso) che termina su un terrazzino posto proprio al culmine del lato sinistro del camino. Qui è presente un anello di sosta dove poter recuperare il compagno e farlo uscire dal camino. Dopodiché si prosegue lungo una fessura verticale che esce nella facile placca superiore. Peccato però che questa via non sia immediatamente intuitiva. Infatti salendo nel camino prima d’arrivare alla ns. sosta se si guarda a sinistra si vede sul terrazzino l’anello di sosta cui è stato attaccato un moschettone di calata. La chiodatura nella fessura non è visibile. La presenza del moschettone, che in effetti serve per la calata dalla Occhi Verdi, induce a pensare che quella attrezzatura sia per la via suddetta e non per la nostra. Sicuramente questo dubbio è condiviso da molti dei ripetitori, perché infatti per l’uscita dal camino s’è aperta una variante. Evidenti segni di passaggio (magnesite, tracce di scarpette, roccia “unta”) hanno creato una pista che porta chiaramente a proseguire in verticale. Anche noi abbiamo seguito questa traccia rendendoci poi conto solo dopo che si trattava d’una variante.
In questo caso, quindi, si sale in verticale di ca. 2 mt. sopra la sosta fino ad un albero dove si mette una protezione. Quindi si prosegue a sinistra verso un’evidente fessura dietro ad altro albero che apre sulla placca superiore. Prestare attenzione in uscita al muschio che rende infido il passaggio. Un chiodo infisso ad altezza dello sguardo, conferma comunque che si tratta d’una variante possibile. Visto però il cattivo stato di conservazione del chiodo stesso, meglio non metterne alla prova la capacità di tenuta. Proseguire quindi sulla placca fino ad una giovane quercia su cui mettere un’ulteriore protezione. Sopra la quercia riprende la chiodatura dei resinati. La quercia si trova poco sopra la fessura della via canonica, e da questa postazione lo svolgimento della via appare in tutta la sua nitidezza. A questo punto è possibile o fare la sosta sulla quercia e recuperare il compagno oppure, proseguire ancora per una decina di mt fino all’anello di sosta vero e proprio. Visto che eravamo ancora a portata di voce abbiamo preferito non distanziarci troppo ed optato quindi per la prima soluzione. Dalla quercia quindi siamo proseguiti direttamente verso la base del diedro.
3° Tiro
Dalla sosta, sia essa sull’albero o, più in alto sull’anello, si procede lungo una facile placca, verso l’alto tenendo lievemente la sinistra. Si giunge al pilone di destra del dietro e quindi con movimento laterale ci si sposta ulteriormente a sinistra fino alla base del diedro. Sosta su un anello. Un paio di metri in alto a sinistra è visibile la sosta della Placche di Sinistra. Pur non presentando passaggi tecnicamente complessi, fare sempre attenzione all’equilibrio ed alla scivolosità della roccia che soprattutto dopo i periodi di pioggia può essere ricoperta da muschio o altre piante crittogame.
4° Tiro
Insieme al camino iniziale questo è sicuramente il tiro più entusiasmante della via. Il diedro è inizialmente abbastanza appoggiato e si procede in spaccata od in opposizione su appoggi comunque abbastanza netti. Prestare sempre attenzione a ridurre gli angoli della corda usando rinvii lunghi o allungando le protezioni con un cordino.
A ca. 20 mt dalla sosta si presenta un piccolo tetto. La protezione è comunque agevole in quanto è possibile moschettonare da sotto. Affiancarsi in laterale ed andare a prendere con la mano destra la netta lama visibile alla fine del tetto. Quindi in frontale, puntare bene in piedi ai lati del diedro e scavalcare l’ostacolo. Dopo il tetto il diedro tende a stringersi aumentando la sua verticalità. Si procede quindi sempre in spaccata su appoggi che diventano via, via più piccoli trasformando la progressione in un bell’esercizio di opposizione in aderenza. Un paio di visibili prese sulla destra intervengono comunque a dare sicurezza alla salita.
Sosta su un anello posto su un piccolo terrazzino a destra, sopra la cima del pilone del diedro.
5° Tiro
Per facili roccette si giunge al muretto di contenimento del terrazzo di fine via. Con un esercizio di street boulder si scavalca il muretto e si arriva alla sosta. Subito sopra si apre il pianoro panoramico della vetta del Pendice.
DISCESA:
Rientro per il sentiero a destra che porta alla Numerate ed al parcheggio.
“Il maestro apre la porta, ma tocca all’allievo il compito di varcarla”, koan Zen.
Un ringraziamento a Gildo, il faro per tutti noi, apprendisti alpinisti imolesi e a cui, io e Donatella, dedichiamo la nostra piccola variante fuori via.
Marcello Orioli – CAI Imola
Bibliografia:
Chinello, Michele e Simionato, Marco. Rocca Pendice, arrampicate nei colli euganei, Teolo, Idea Montagna Edizioni 2009
Questo volume fornisce indispensabili informazioni sul sito di Rocca Pendice oltre ad una dettagliata cartografia dei settori e delle vie.
NOTA:
Le informazioni riportate in questa relazione sono da ritenersi indicative e soggette a possibili cambiamenti legati alla natura stessa della montagna. Lo scrivente declina ogni responsabilità nell’utilizzo delle informazioni di questa relazione. L’attività alpinistica è una scelta personale e va condotta con il massimo della responsabilità. Spetta ad ogni arrampicatore verificare la solidità degli appigli e delle protezioni così come avere piena consapevolezza delle proprie capacità tecniche. In montagna l’umiltà è una qualità necessaria, perché tanto lei, sarà sempre più grande di noi.